L’artrosi è una malattia multifattoriale, sono diversi i fattori di rischio che concorrono al suo sviluppo e uno dei più importanti e l’obesità. Il legame tra obesità ed artrosi è stato ampiamente documentato in particolare per quanto riguarda l’artrosi del ginocchio e dell’anca. I soggetti obesi presentano un rischio doppio di sviluppare gonartrosi rispetto ai soggetti normopeso. La buona notizia è che l’obesità rappresenta però il principale tra i fattori di rischio “modificabili”, cioè sui quali si può intervenire al fine di prevenire e/o limitare la progressione di una malattia. La perdita di peso permette infatti di ridurre i sintomi dell’artrosi, e in particolare di migliorare la funzionalità articolare.
Ma come può l’obesità innescare l’artrosi?
I principali meccanismi sono due: biomeccanico ed infiammatorio. Spesso entrambi intervengono contemporaneamente.
Il primo riguarda l’aumento del carico sulle articolazioni, favorendo così il cosiddetto “stress” della cartilagine. In condizioni fisiologiche, il carico a cui sono sottoposte le articolazioni non ha effetti dannosi sulla cartilagine o sugli altri tessuti articolari; svariati tipi di esercizi fisici sono infatti efficaci e privi di rischio anche per i soggetti affetti artrosi. Nei soggetti obesi invece l’aumento del carico è responsabile, da un lato di alterazioni della postura, e, dall’altro, di un aumentato stress articolare secondario all’elevato peso del corpo. Studi clinici e animali hanno fornito chiara evidenza che un carico “anormale” può portare ad alterazioni della composizione, struttura, metabolismo e proprietà meccaniche non solo della cartilagine ma anche degli altri tessuti che concorrono a costituire le strutture articolari. In particolare, è stato osservato che questi cambiamenti corrispondono alle modificazioni che caratterizzano l’artrosi negli stadi iniziali, suggerendo che lo stress “iperfisiologico” può essere coinvolto nell’eziopatogenesi di questa malattia.
Il secondo meccanismo riguarda invece la presenza di un moderato stato infiammatorio sistemico presente nei soggetti obesi. La sua interazione con i fattori biomeccanici promuove la progressiva degradazione della cartilagine, ma il dato da sottolineare è che tale degenerazione coinvolge tutte le articolazioni, anche quelle non sottoposte al carico, come ad esempio le mani. Il tessuto adiposo è infatti in grado di produrre una serie di sostanze infiammatorie tra le quali: le citochine (IL-1, IL-6, TNF), la leptinaleptina e l’adiponectina con forti effetti sui processi biologici della cartilagine. Negli obesi, una restrizione calorica che porti ad una diminuzione di peso di 3 kg causa una marcata riduzione dell’IL-6, ritenuta la citochina principale che lega l’infiammazione e l’obesità. La riduzione del BMI ed in particolare della massa grassa riduce il rilascio di molecole infiammatorie prevenendo il rischio di artrosi. Una riduzione di peso di 5 kg diminuisce il rischio di artrosi di circa il 50% e più in generale la perdita di peso porta ad un miglioramento della sintomatologia dolorosa e della funzione delle articolazioni (anche in soggetti con artrosi), specialmente se combinato con l’esercizio fisico adeguato (nuoto, cyclette, cammino).
In Italia la prevalenza dell’obesità, così come quella dell’artrosi, è in aumento. Questo ha comportato inevitabilmente l’aumento della prevalenza di altre patologie correlate (diabete, aterosclerosi, dislipidemie, etc) mettendo in evidenza il ruolo dell’educazione alimentare e dell’esercizio fisico quali componenti di un sano e corretto stile di vita, atto a mantenere uno stato di buona salute.
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Dr. Alberto Astone
Medico Chirurgo
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
Prevenzione, diagnosi e trattamento delle patologie muscolo-scheletriche